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Tempo di esami

a cura di Nicole Furnò

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Solitamente in questo periodo dell’anno scolastico non faccio altro che fantasticare riguardo all’estate, ma stavolta qualcosa mi ostacola i pensieri, gli esami di terza media.

Questo è quello che dicono tutti: “Da quando metterete piede a scuola il primo giorno di terza media i professori non faranno altro che parlare degli esami mettendovi ansia e dicendovi che saranno cattivissimi con tutti”.

Posso dare ragione a chi afferma ciò solo in parte, perché è vero che la parola “esame” è una costante nel corso di tutto l’anno, ma non è, almeno per me, fonte di così tanta ansia.

I professori si sono sempre dimostrati disponibili ad aiutarci in merito, dandoci anche consigli e fornendoci dei possibili collegamenti da fare fra le varie materie.

Personalmente non ho ancora affrontato gli esami ma posso “parlarvi” di come prevedo che saranno secondo il mio punto di vista.

All’inizio dell’anno avevo ansia per le invalsi convinta che potessero essere chissà quale ostacolo; ormai ho già affrontato questi “test” e posso dire che sono tutto tranne che impossibili.

Dissolta l’ansia per le invalsi ha preso il sopravvento quella per gli scritti che è durata fino a qualche settimana fa; verso maggio ho cominciato ad alternare l’ansia degli scritti a quella per l’orale.

Ad oggi (manca meno di una settimana al mio esame scritto) posso dire che di ansia non ne ho più e che penso che, per quanto mi riguarda, affronterò gli esami come fossero semplici verifiche e interrogazioni simili a quelle che si fanno durante l’anno.

Non penso ci siano motivi di preoccuparsi più di tanto dato il fatto che al momento dell’esame non vi troverete davanti un foglio con richieste assurde e con argomenti di cui non avete mai sentito parlare ma, un foglio che avrete già visto più volte durante l’anno, questo perché, sia per quanto riguarda le interrogazioni, che per le verifiche, i prof non perderanno occasione per farvi esercitare nel corso dei nove mesi di scuola.

I consigli che vi posso dare non sono molti, non dirò di non farvi prendere dall’ansia perché credo sia impossibile, però, vi posso consigliare di non far diventare quest’ansia sintomo di eccessivo stress che potrebbe portarvi ad avere un riscontro negativo dell’esame.

Godetevi l’ultimo anno perché passerà più in fretta di quanto possiate pensare, non studiate tutti i giorni a tutte le ore nel periodo prima dell’esame e prendetevi del tempo per uscire con i vostri amici o per andare al mare, non studiate tutto a memoria ma cercate di capire ciò che state leggendo (mi sento molto un prof) ma vi assicuro che in questo modo sarà più facile.

A tu per tu con il nostro dirigente scolastico Paolo Tocco

a cura di tutta la redazione

Giovedì 2 maggio 2019 il preside dell’istituto comprensivo San Martino Borgoratti, Paolo Tocco, ha accolto la redazione scolastica nel suo ufficio per rispondere ad alcune domande riguardanti la sua vita ed il suo lavoro. Appena entrati nel suo ufficio ci ha messo subito a nostro agio presentandosi e facendoci sedere intorno ad un tavolo.

La redazione si era precedentemente organizzata, tre giornalisti si sarebbero divisi quindici domande, un giornalista, con l’approvazione del preside, si sarebbe occupato delle foto, un ragazzo avrebbe registrato l’intervista ed i rimanenti due ragazzi avrebbero preso appunti.

Le prime domande hanno riguardato la sua infanzia e la sua giovinezza per poi arrivare al suo lavoro in tutti i suoi svariati aspetti: dal ruolo che riveste in questa scuola, ai compiti più gravosi e complicati da gestire.

Il preside ha raccontato di essere stato un ragazzo vivace e curioso, la cui principale passione era la musica. Studiò al Conservatorio di Genova, successivamente si laureò e partecipò al concorso per diventare insegnante di musica.

Gli piacciono gli sport che si fanno in montagna, come per esempio l’alpinismo, il trekking e l’escursionismo. Le sue materie preferite erano lettere e arte. Non ha mai avuto un vero e proprio odio verso una materia. In seconda media si rifiutò di partecipare alle lezioni di applicazioni tecniche, ma l’anno successivo chiese di essere di nuovo inserito in quelle ore.

Non è mai stato bocciato o sospeso ma in prima liceo è stato rimandato di matematica. Gli studi fatti in estate per recuperare la materia insufficiente lo portarono dritto fino alla maturità.

Fin da piccolo il suo vero sogno era quello di fare il concertista musicale e l’idea di intraprendere la carriera di dirigente scolastico gli è venuta dopo aver insegnato per molti anni.

Ha insegnato per trent’anni per poi, nel 2012, diventare preside, ruolo che svolge nel nostro Istituto da ben cinque anni. Nella veste di insegnante pretendeva la perfezione dai suoi alunni, ma principalmente cercava di trasmettere la propria passione per la musica anche ai suoi allievi attraverso la musica “d’insieme”.

Nella nostra scuola, oltre alla gestione ordinaria, autorizza le attività e le uscite didattiche, mansione che, in un istituto comprensivo di tredici scuole in undici edifici, può risultare piuttosto complicata. In generale il fatto di avere tante scuole e quindi tante classi, comporta la presenza di un numero elevato di problemi da affrontare e può rendere particolarmente complessa ed impegnativa la gestione delle situazioni critiche che possono verificarsi.

Con riferimento alla scuola, se fosse ministro dell’Istruzione (domanda di riserva?) vorrebbe classi non superiori ai 20 alunni e non minori di 15 per permettere agli insegnanti di aver più tempo da dedicare ad ogni alunno. Non si è posto mai la domanda di che cosa possano pensare di lui gli alunni del nostro istituto perché purtroppo ha poche occasioni per incontrali. Pensa anche di non essere un punto di riferimento per loro perché è difficile, conoscere tutti i 1400 alunni sparsi in ben 11 diversi edifici.  Pensando allo sport ritiene che sia importante per la formazione del carattere, soprattutto l’attività agonistica che genera un impegno quotidiano che porta al rispetto delle regole.

Molto spesso i ragazzi rispettano le regole più volentieri nello sport che a scuola. Certi ragazzi che a scuola si comportano così così, nel campo sportivo si comportano benissimo perché ci tengono a fare bella figura. Ritiene che sia importante lo sport di squadra perché il lavorare in squadra aiuta a collaborare con i compagni e ciò è sicuramente più formativo.

La tecnologia, soprattutto il WEB e l’ambiente digitale, sono importanti nella scuola come nella vita di tutti i giorni. Non tenerne conto è come non rendersi conto della realtà. Però la tecnologia non può sostituire alcuni aspetti della scuola che richiedono l’impegno proprio delle persone, ovvero leggere, sforzarsi di capire, avere abilità matematiche (cioè saper svolgere le operazioni, per esempio). Secondo lui si padroneggia la tecnologia quando si è in grado di concentrarsi, comprendere le istruzioni, padroneggiare la lingua italiana e magari anche la lingua inglese. In breve, bisogna avere le conoscenze e gli strumenti per sapersi muovere nel WEB e nel mondo digitale dell’informazione.

Per esempio, per saper distinguere una notizia vera da una “fake news”, non esiste una regola fissa: bisogna avere le capacità di cogliere tanti piccoli elementi che ci fanno riconoscere come vera o meno una notizia. Queste capacità vengono dalla lettura, dallo studio ecc.

Per queste ragioni avere a 11-12 anni di età account su Instagram o su Facebook, oltre che vietato per legge, può creare dei problemi, perché c’è il rischio di confondere la realtà con il mondo virtuale. Per esempio, per farci sembrare diversi da quelli che siamo diamo notizie false su noi stessi. Le persone esistono e possono dirsi benissimo le cose in faccia. Questa intervista ne è un esempio.

I social network non sono né il diavolo né gli angeli; sono degli strumenti, come ad esempio una medicina: le medicine fanno bene ma se ne prendo troppe rischiano di essere velenose.

Se avesse una bacchetta magica vorrebbe cambiare tutte le finestre della Boccanegra, che tutti siano promossi e favorire la comunicazione di tutte le varie componenti della scuola.

A proposito delle opportunità vanno prese al volo perché certi treni, nella vita, passano una volta sola. La scuola è un’opportunità per migliorarsi e crescere. Tanti anni fa i ragazzi a scuola non ci andavano, ci andavano solo i più fortunati e chi non poteva andare a scuola andava a lavorare. Oggi la scuola è un’opportunità e ci aiuta a capire quello che è vero da quello che è falso; tra quello che è importante e quello che non lo è; la scuola ci aiuta poi a scegliere perché tra 6 anni saremo adulti e dovremo fare delle scelte consapevoli, come votare.

Dunque, chi fa le scelte: noi, oppure qualcun altro al nostro posto?


 

 

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